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FEDERICO II "Stupor mundi"

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2007 09:36
19/10/2007 09:34
 
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[G]"Dopo giorni di lotte formidabili,
verrà l’imperatore Federico a ripristinare il diritto.
Egli restituirà quanto dai preti fu sottratto alle vedove,
ai pupillied agli orfani.
E dei potenti lascerà sussistere soltanto
la settima parte.
Con una schiera d’uomini senz’armi egli si recherà a Gerusalemme,
terra che Dio
gli ha destinata;
e qui
sospenderà il suo scudo a un albero ormai da lungo tempo disseccato,
il quale al tocco del bronzo tornerà a rinverdire"

"Furono questi i felici
presagi che donarono
un senso alla mia vita"

IMPERATOR FRIEDERICUS SECUNDUS ROMANORUM CAESAR SEMPER AUGUSTUS ITALICUS SICULUS HIEROSOLYMITANUS ARELATENIS FELIX VICTOR AC TRIUMPHATO

Il più temibile “nemico della cristianità” per i pontefici che lo temevano e quindi lo avversavano.

Ma Federico II di Svevia fu molto di più: personaggio affascinante, dal grande spessore politico e culturale, che seppe dare vigore ed orgoglio alle genti del Meridione, e le sue tracce sono ancor oggi visibili in tutto il Sud dell'Italia.

A soli 4 anni, rimasto orfano di entrambi genitori (Enrico VI e Costanza di Altavilla), ed affidato alla tutela del pontefice Innocenzo III, fu incoronato Re di Sicilia, Duca di Puglia e Principe di Capua.

Benchè ancora giovane, costruì il primo stato centralizzato, imbrigliando le smodate ambizioni temporali della Chiesa e...ammaliò il mondo intero per la naturalezza con cui compì questa immane opera risanatrice.

Incoronato solennemente Re il 26 Dicembre 1208, a soli quattordici anni, mostrò subito di avere le idee chiare ed i suoi primi pensieri si indirizzarono al Sud dell'Italia, dove la situazione era tutt'altro che facile.

Durante gli anni della sua permanenza in Germania, recatosi a pacificare con il pugno di ferro le varie fazioni rivali ed a costruire per la prima volta una nazione unita, senza più guerre intestine, il regno di Sicilia era rimasto in balia dei comandanti e della soldataglia tedesca che - insieme ai feudatari locali ed alcune privilegiate comunità cittadine – avevano approfittato per estendere e crearsi nuovi privilegi a scapito della inerme popolazione.

Al suo rientro, nel rivendicare tutti i diritti regi usurpati nel trentennio precedente, procedette pure alla confisca di tutte le fortezze costruite abusivamente in quegli anni e rivendicati i diritti dello Stato su passaggi, dogane, porti, e mercati...annullando in un sol scolpo le pretese ed i privilegi dei signorotti locali, insieme alle esenzioni di cui godevano i mercanti stranieri.

Sotto il controllo del Re furono riportati anche i feudi di cui ne era stata vietata la vendita senza l'autorizzazione regia, e fu imposto anche l'assenso del sovrano per i matrimoni dei vassalli.

Agli inizi del Duecento, al fine di risollevare l'economia del regno, facilitando scambi
commerciali e garantendo la sicurezza delle strade, volle potenziare l'apparato burocratico amministrativo dello Stato avvaendosi di validi giuristi e funzionari ben preparati.
A tale scopo, nel 1224 fondò a Napoli la prima Università Statale del mondo occidentale - che prese il suo nome – concedendo facilitazioni di vario genere a coloro che volessero frequentarla e proibendo allo stesso tempo ai suoi sudditi di recarsi a Bologna o altrove.

Federico II di Svevia dette anche un enorme impulso alla Scuola Medica di Salerno, mentre da Melfi promulgò le “Costituzioni” che diedero l'ossatura al suo Stato centralizzato.

Innovativo anche in campo giudiziario, il sovrano di casa Hohenstaufen pose il criterio di quità al centro del suo impegno di amministrare la giustizia, senza eccezioni si sorta nei confronti di nessuno.

Enunciando il culto della pace, di cui è garante il re, in un rapporto di armonica reciprocità, i giudici nell'amministrare la giustizia svolgono, in nome del sovrano, una funzione pressochè sacra; e chi ne mettesse in discussione l'operato – come chi disputa delle azioni sovrane – e per lui dei suoi ministri, commette sacrilegio !!!
Per contrappasso con estrema severità è duramente punito il ministro che nell'esercizio del suo ufficio devia dal mandato ricevuto.

Federico II di Svevia, non trascurando l'impatto socio-economico dell'usura, sancì che il prestito ad interessi non poteva essere remunerato più del dieci per cento annuo, ponendo in essere tutti i mezzi di rigoroso controllo atti a garantire la perfetta esecuzione di tali sue disposizioni.

Ma la sua attenzione era parimenti rivolta alla letteratura siciliana, i cui poeti giullareschi (Cielo d'Alcamo) contribuirono ad ispirare al “dolce stil novo” Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Guido Guinizzelli, precursori del giovane Dante Alighieri !

Durante una battuta di caccia, mentre si spostava da Torremaggiore a Lucera, Federico II, venne colto da un violento attacco di dissenteria e da forti dolori viscerali, portato nel vicino palazzo di Fiorentino per le prime cure, si era subito reso conto che stava per approssimarsi la sua fine terrena...decide allora di indossare l’abito cistercense e, in piena lucidità di mente, dopo essersi confessato dall’amico Bernardo di Casacca, esala l’ultimo respiro, era il 13 Dicembre 1250 e lo “Stupor Mundi” rende l'anima a Dio a soli 56 anni...

Fra le cause della morte non è del tutto escluso l’avvelenamento da arsenico.

Attorno al suo capezzale erano fra gli altri il figlio Manfredi, il genero Riccardo conte di Caserta, il medico Giovanni da Procida, il nobile calabrese Pietro Ruffo e il nipote Folco.

Manfredi nel comunicare al fratello Corrado la dipartita del padre così scrive: “Cecidit sol mundi qui lucebat in gentibus”.

Il 25 febbraio del 1251 la salma imbalsamata, giunta a Palermo, viene tumulata nel Duomo in un’urna di porfido rosso.

La corona di Sicilia passa al figlio Corrado IV (pronipote di Ruggero II).

Trovandosi in Germania, viene nominato reggente il fratellastro Manfredi, figlio naturale (poi legittimato) avuto nel 1232 dalla Contessa Bianca Lancia.

Mentre alla notizia della morte di Federico II di Svevia il frate Salimbene da Parma ammise a malincuore che "Se fosse stato un buon cattolico, pochi imperatori avrebbero potuto stargli alla pari, per altezza di ingegno e grandezza d'animo", il Papa Innocenzo IV, viceversa, senza preoccuparsi di esibire un minimo di "carità cristiana", meschinamente disse " Esultino i cieli!..Si rallegri la terra, è morto il persecutore!".


La vicenda umana di questo grandissimo sovrano, che ha sempre rispettato la cristianità ed indiscriminatamente tutte le religioni, non ha mai permesso che venisse messa in discussione la laicità dello Stato, quella “laicità” che non consentiva alla Chiesa di interferire sulla libertà dei cittadini con il suo asfissiante e corrotto potere temporale!!!

Dal quel momento in poi, con la chiamata del francese Carlo d'Angiò, i papi che si sono succeduti dettero corso ad una feroce contro riforma, preoccupandosi di cancellare le illuminate innovazioni di Federico II di Svevia, e di operare il totale sterminio fisico di tutta la sua progenie, senza distinzione di rango e di sesso! !!

Da Napoli in giù , una intera mezza penisola, sarà teatro dello scempio e dell'ingiustizia, in preda degli Stati stranieri che. - alternandosi di volta in volta, fino agli spagnoli ed ai Borboni Re delle due Sicilie! - d'accordo con i “referenti” del Vaticano vessano duramente ed impoveriscono le inermi popolazioni del Sud.

Da quel momento, grazie alla intransigenza del papato, la penisola italica – fino ai giorni d'oggi – diventa una desolata landa abitata da pezzenti, mortificati e privati della loro dignità, ostaggio del potere temporale, che questi pericolosissimi clericali rinnovano periodicamente, e fino ai giorni d'oggi, prima con Mussolini, poi con Craxi e poi ancora i Berlusconi della politica!

Con la morte di Federico II di Svevia e o sterminio della sua famiglia ordinato dalla Chiesa di Roma, si è definitivamente spenta la speranza di un mondo migliore, che sarebbe continuato fino ai giorni d'oggi, nel quale Federico II di Svevia aveva autorevolmente disposto e senza chiedere niente a nessuno che avremmo dovuto essere parte attiva di uno Stato veramente laico, rigorosamente governato da :

“Ministri onesti”,

“Magistrati giusti”,

“Medici bravi”,

“Operatori sanitari capaci”,

”Professori universitari meritevoli”,

“Banchieri onesti”,

“Scienziati ricercatori”.


Consegnando nei secoli successivi la penisola alla miseria e all'abbandono.... Non era, infatti, diversa l'Italia del 1685 il quando il Vescovo di Salisbury Gilbert Burnet ritenne che gli italiani fossero perfettamente consapevoli della loro situazione di inferiorità, vittime di desolazione e miseria.

Particolarmente critico nei confronti del cattolicesimo, amava ripetere..”In questo paese sono talmente presi dalle anime della gente da trascurare il benessere dei corpi”.

Charles Louis de Secondat, barone di La Brede e di Montesquieu nel suo libro " Viaggio in Italia" esprimeva giudizi estremamente negativi e riferendosi ai potenti, scriveva testualmente: “Le repubbliche italiane non sono che miserabili aristocrazie, che si reggono solamente per la pietà che si ha per loro, ed in cui i nobili senza grandezza e gloria, ambiscono solamente a conservare il loro ozio ed i loro privilegi”....

Denunciava, inoltre, una completa decadenza di Venezia, dove le leggi non venivano applicate e dove le puttane, alcune migliaia, ricoprivano un ruolo altrove sconosciuto...

.Di Verona, ricordava infastidito l'assedio degli accattoni...

Di Torino, le leggi retrive dei Savoia in virtù delle quali non si poteva uscire dal paese senza permesso..

.Dei genovesi, indicava la estrema patologica taccagneria: “non c'è niente di più bugiardo dei loro palazzi, di fuori una casa superba, e dentro una povera vecchia serva che fila”......

Per fortuna c'era Roma: “ il soggiorno diverte, e non si finisce mai di vedere, in una città governata dalla Chiesa dove regna una pubblica simonia, tra un delitto e l'altro.

Uomini vili preposti da ogni parte alle cariche pubbliche ed il papato che non si cura affatto di ciò che accade”.











continua...............
[Modificato da silvanapat 19/10/2007 09:36]
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Occhio per occhio....e il mondo diventa cieco (Gandhi)
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